Giuseppe Biasiinfo aggiuntive

da Giovanni Fiora, GIUSEPPE BIASI. Un profilo dell'Uomo e dell'Artista, Sassari, 1997, passim


IV - Biasi "anticonformista".

Intorno al 1945 aveva in preparazione una mostra a Berlino, quando lo colse, tragicamente, la morte, dovuta alla gelosia di un gruppo di pittori biellesi. Per la sua celebrità egli suscitò inimicizie e gelosie come ricorda Remo Branca: (...) "Ma non pochi erano sorpresi o gelosi dell'improvvisa fama che al pittore veniva riconosciuta nell'isola e confermata nei centri artistici del Continente. Sono stato testimone. Non che Peppino Biasi si difendesse: è che attaccava sempre, sentiva di essere solo o perlomeno di aver senz'altro sopravanzato senza difficoltà Paglietti, Ballero, Figari, ai quali non risparmiava verbalmente, nei caffè, nella Piazza d’'Italia sassarese, stroncature alla Baudelaire, e fu lui che mi consigliò la lettura di Curiosités éstetiques di Charles Baudelaire, mai tradotto in italiano. Ed è così che pubblicai nel quotidiano l'Isola di Sassari un articolo dal titolo Giuseppe Biasi che cominciava così: "Difendo Giuseppe Biasi". Biasi in quel momento era ad Oristano, mi scrisse ringraziandomi. Sapeva di essere oggetto di una “ideale congiura” e fingeva di non curarsene, ma era grato a chi pigliava le sue difese, e mi regalò, alla prima occasione, un quadro (una testa un po' negra, bellissima di una donna di Ollolai) (...)". Ma Biasi aveva anche molti amici, i primi, che condivisero con lui il vagabondare artistico per i paesini della Sardegna, furono Carmelo Floris, che amava essere chiamato Karmine, e il sassarese Mario Mossa Demurtas, entrambi validi artisti, di sei anni più giovani di Biasi. Anche Francesco Ciusa e Remo Branca furono amici di Biasi, più tardi lo furono tanti altri illustri personaggi. Il suo grande amico Giuseppe Abozzi, con un certo "gusto per il mistero", ricorda che nel 1911 Biasi conobbe una chiromante che leggendogli la mano gli predisse che avrebbe avuto onori e glorie e che non sarebbe morto né troppo presto né troppo tardi, ma in tempo di rivoluzione. Fatalità a parte come gli era stato predetto, Biasi morì nel periodo turbinoso del 1945. L'esistenza di Biasi non fu certo monotona, ma piuttosto movimentata e ricca di avventure. Il suo spirito irrequieto, lo spinse nel dopoguerra, a trasferirsi al Nord dove ottenne stima ed intrecciò rapporti ed esperienze con artisti settentrionali. Inquietudine feconda, la sua, che gli permise nel biellese di produrre una grande quantità di opere tra paesaggi, nature morte e vari altri soggetti, che rivelano la sua piena maturità. A Venezia Biasi era conosciuto come lo Zuloaga italiano. Egli aveva raggiunto ormai grande notorietà. Era considerato grande artista ma anche un contestatore. In effetti in occasione della XX Biennale di Venezia, nel 1936, il regime fascista intendeva inquadrare gli artisti nel sindacato, a questo progetto Biasi si oppose con tutte le sue forze, perché aveva la preoccupazione che nel rendere politicizzata la Biennale si sarebbero fatti largo, come sempre accade, i raccomandati, rischiando di essere escluso dalla Biennale. Riuscì ad ottenere ciò che chiedeva, forte dell'appoggio e della stima di personaggi di alto rango. Inoltre Biasi aveva ormai al suo attivo sei Biennali, tre mostre dei Secessionisti Romani; una medaglia d'oro alla Mostra internazionale di Parigi nel 1925; la personale alla galleria Paul ad Alessandria d'Egitto nel 1926; Mostra al salone del Cairo nel 1927; insieme a numerose altre importanti mostre e riconoscimenti. I migliori critici italiani avevano già parlato di lui. Aveva già praticamente assunto una dimensione artistica a livello internazionale. Pertanto era ormai una personalità in campo artistico, e poteva imporsi. Comunque per avere i tratti chiari dell'uomo Biasi "anticonformista" è necessario rilevare, che in gioventù, sul piano politico, aderì al partito repubblicano, a quei tempi all'opposizione, ma vi aderì astrattamente e forse, alquanto anarchicamente; nel senso che l'artista non fu mai sottomesso, ma libero e un po’ ribelle come del resto lo sono tutti gli artisti. Biasi trovò la sua vera vocazione nell'arte. Un aspetto particolare dell'arte di Biasi riguarda la tecnica dell'incisione xilografica nella quale fu coadiuvato prima dell'artigiano Battistino Pirino e poi dal giovane Zara. Attraversò anche l'esperienza dell'utilizzo della tempera, dell'acquerello e dell'olio con le quali si rivelò magistralmente capace. Lasciò migliaia di disegni, schizzi, bozzetti ed elaborati che arricchiscono, come patrimonio, le collezioni private e pubbliche, in Sardegna, nella Penisola e all'Estero.


In una lettera del 1929 Biasi scrive ai colleghi sardi: (...) "La Sardegna è un paese povero e quel che meglio ci si può trovare, è ancora un poco di poesia ... La poesia che sembra fuggire tutte le contrade di una donna. Nel coro sconsolato dei pastori, che si espande come un lamento, come un'orchestra di strumenti sconosciuti... E sale al cielo come una preghiera" (...). Dunque, sentimento poetico nell`arte di Biasi, che fu il più originale pittore sardo per l'unicità del suo stile, e fece delle tradizioni e dei costumi della sua terra la sua bandiera. Egli si spostò per tutta la Sardegna, visitando gli sperduti villaggi, visitando i caffè delle cittadine, incontrando in questo modo la gente. Il desiderio di conoscere le persone da vicino, nella semplicità della loro esistenza reale, lo spinse sempre a viaggiare, non solo in Sardegna, ma, successivamente, all'estero, e poi ancora in Italia. Iniziò col dipingere le donne in costume sardo dei paesini della provincia di Sassari, trasferendosi poi in Barbagia e nei paesini del Campidano. Egli esprime una delle più belle pagine dell'arte contemporanea: un'arte isolana, con valore universale: è questo il maggior pregio di Biasi. In realtà la sua "isolata" pittura assume il valore supremo di un'arte che ha varcato i confini dell'isola. Egli è stato artista di profonde emozioni: appartiene a quella schiera di pittori che hanno scritto pagine di storia dell'arte, esprimendo intensamente l'anima popolare.

E' giunto il momento di fare il punto sul dipinto di Biasi, da noi riscoperto, del quale avevamo dato notizia tempo fa (leggere in fondo a questa pagina). Molti fatti sono nel frattempo avvenuti, ed una cronaca completa degli avvenimenti (che culminano con la pubblicazione, su La Nuova del 27/11/2017, di un chiaro trafiletto, da noi considerato una sorta di Bollettino della Vittoria) è in preparazione, e verrà presentata a breve in questo spazio. Nel frattempo, si riassumono i fatti. Un dipinto di Biasi viene battuto a Genova da una nota casa d'aste. Un nostro iscritto lo acquista, e, prima di rivenderlo ad un altro iscritto, lo fa periziare dal nostro Presidente e da un perito del Tribunale sassarese, esperto di Biasi. Vengono effettuate minuziose analisi (colori utilizzati, qualità del supporto, caratteristiche della firma) con numerosi microesami: il dipinto è ritenuto autentico, e l'Associazione Biasi lo presenta come riscoperta nel corso di un evento pubblico, con la presenza delle televisioni. Si scatena un'immediata reazione da parte di una locale critica d'arte; la quale non approfitta della possibilità (offerta a tutti) di esaminare da vicino il dipinto, ma si affretta a dichiarare alle TV che, benché abbia osservato soltanto una foto, è certa che non si tratta di opera autentica. A tale posizione si allinea (sempre sulla base di una foto) una dipendente della Sovrintendenza. La polemica pubblica determina l'intervento dei Carabinieri, che sospettano di falso la casa d'aste genovese e/o il primo acquirente. La Magistratura apre un fascicolo, il dipinto è cautelativamente sequestrato. La casa d'aste produce i documenti d'acquisto, le prove d'autenticità offerte dal collezionista venditore, un'analisi scientifica che attesta l'autenticità cronologica della firma, la perizia di un esperto del Tribunale genovese. Tutti i protagonisti vengono sentiti a verbale dai Carabinieri come persone informate dei fatti. Dopo alcuni mesi, sia il PM che il magistrato, dopo aver allineato e confrontato gli elementi ed i documenti pro e contro l'attribuzione dell'opera a Biasi giungono alla conclusione che, se da un lato si hanno le dichiarazioni di due "esperte" d'arte (e di Biasi), condotte in base a un esame superficiale dell'opera, sull'altro piatto della bilancia pesano analisi scientifiche dettagliate effettuate sul dipinto, l'opinione autorevole di un Artista e critico, la perizia di due esperti tribunalizi. Conclusione: non esiste alcun reato, l'indagine è archiviata su richiesta del Pubblico Ministero; i pareri espressi a favore dell'autenticità dell'opera sono "numerosi ed autorevoli" (scrive il PM) e confortati dagli "accertamenti eseguiti con la lampada di Wood"; il quadro è dissequestrato. Tutto a posto? Sembrerebbe di no: il quadro non è falso, ma appartenente ad altro autore (che non sono però in grado di identificare), precisano i due critici contrari: appellandosi anche ad anomalie della firma (ma essi non risultano essere periti grafologi), alle tonalità dei colori (benché le analisi chimiche abbiano già ben precisato i tipi di coloranti utilizzati, e l'intensità dell'avvenuta ossidazione), all'inquadramento sociale del soggetto rappresentato (e proprio su questo argomento vengono nettamente contraddetti dagli esperti del campo opposto). Verrebbe in mente lo scherzo livornese (32 anni fa) delle false teste Modigliani, nel quale furono appieno invischiati anche critici d'arte di fama internazionale, semplicemente per il fatto di essersi limitati, in quel caso, a seguirel'onda delle emozioni e il proprio naso, non accedendo ad una visione diretta delle false sculture, ma limitandosi a giudicare sulla base soltanto di una foto. Il metodo scientifico insegna che, per giudicare un "testo" (sia esso musicale, letterario, pittorico, o quale che ne sia il genere), occorre sottoporlo ad esame professionale lungo, attento, accurato, preciso, e confortare tale esame con quante più possibile analisi strumentali. Chi non segue tale metodo può anche essere un abile dilettante, ma non perviene a dimostrare d'essere un professionista. A riprova di ciò, possiamo citare il fatto che, in occasione della beffa livornese sopra ricordata, ad accorgersi immediatamente (ma nessuno dei "grandi" critici voleva creder loro!!!) dell'inganno furono alcuni scultori cittadini: non contentandosi delle foto, vollero esaminare direttamente de visu i reperti, e subito si resero conto, da tecnici, da professionisti, dell'inesperienza nell'uso degli strumenti e del dilettantismo nei tratti ! Ma, ci si chiede, in che misura è lecito, ad un analista che si mostra  superficiale, privare, a causa di valutazioni non solidamente fondate, il legittimo proprietario d'un bene artistico di quel piacere del testo (secondo la felice definizione di R. Barthes) che è figlio della contemplazione (e del godimento che da tale contemplazione discende) di un'opera d'arte  ? Quel piacere, per raggiungere il quale il possessore si è determinato all'acquisto, ed al raggiungimento del quale ha, legittimamente, pieno diritto?

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La penna del critico Amedeo Chessa ci illustra, con pochi cenni netti e precisi, due splendide pitture di Biasi:

A sinistra, il Ritratto di Javotte Bocconi Manca di Villahermosa, Olio su tela, cm. 108 x 115.5, 1918, Collezione Banco di Sardegna

Dipinto elegante e raffinato dove la figura di Javotte, nobildonna sarda, cagliaritana, viene presentata con grande dignità in una veste particolarmente romantica. Lo sguardo, apparentemente assente, nasconde “un mistero triste e fatale”, quel mistero che spesso compare nelle opere del Grande Maestro. Mistero che si ritrova in tante realtà del popolo sardo. Mistero che Biasi ha colto e trasferito al lettore attento, a quel lettore che non si accontenta. Il cromatismo del dipinto, cromatismo “antico e metallico”, ci riporta al “nuragico”, colore pallido, deciso, immediato. Lo sguardo, spesso, è più della parola! E Biasi ce lo insegna.

E, a destra, la “Processione del Cristo”, olio su tela cm. 173.5 x 174, del 1919/20. Collezione Provincia di Sassari.

Opera particolarmente significativa, dove abilità cromatica e sacralità, si fondono in un rigoroso silenzio che obbliga alla riflessione. Il primo piano, evidente e luminoso, non disturba prospettiva e profondità che vanno ad essere focalizzate in più battute."


Per cominciare ad avvicinarsi a Biasi ed alla sua opera, si riportano, qui di seguito, quattro link di notevole interesse, ed una minibibliografia :


1) Si tratta di una biografia di Biasi, collegata ad una piccola antologia delle sue opere

http://www.artenelweb.com/biasi/index.htm

2) La recensione del prof. Brigaglia (storico) al testo di Pansa che tratta della tragica fine di Biasi

http://lanuovasardegna.gelocal.it/cultura/2007/10/03/news/pansa-racconta-la-tragica-fine-di-giuseppe-biasi-1373679

3) Un intervento del prof. Sgarbi (critico d'arte) sull'opera di Biasi

http://www.ilisso.com/biasiroma/presentazione.htm

4) Visita ad un Museo virtuale: prima introduzione alla pittura di Biasi

http://web.tiscali.it/ilisso_02/biasi/

Da consultare:

G.Altea, Giuseppe Biasi, Nuoro, 2004

Giovanni Fiora, Giuseppe Biasi. Un profilo dell'Uomo e dell'Artista, Sassari, 1997

M. Magnani - G.Altea, Giuseppe Biasi, Nuoro, 1998

Giampaolo Pansa, I gendarmi della memoria, Milano, 2007

Elena Lissoni, Giuseppe Biasi, catalogo online Artgate della Fondazione Cariplo, 2010

Si può anche utilmente consultare la voce "Giuseppe Biasi" su Wikipedia.it

A T T E N Z I O N E A V V I S O I M P O R T A N T E

A PROPOSITO DEL VALORE MORALE DELL’ARTE.


In città, ormai da tempo, il valore morale dell’arte viene calpestato. Ieri come oggi i falsi d’autore rappresentano un pericolo. Per fare un esempio, è noto che Renato Guttuso e Giorgio De Chirico sono stati i più falsificati in Italia. Anche Giuseppe Biasi lo è stato. Subito dopo la sua morte drammatica, per sfruttare il clamore che essa provocò, un mercante d’arte piemontese, privo di scrupoli, venne in Sardegna con un carico di quadri di Biasi, grossolanamente falsificati. Tali quadri erano stati copiati, in maniera piuttosto mediocre, da foto delle opere di Biasi. Questi falsi circolano attualmente sul mercato, e sono riusciti a trarre molti in inganno. Sono, tuttavia, riconoscibili, da parte di chi sappia osservare con attenzione: l’espressione delle figure, profonda e fervida nell’originale di Biasi. risulta invece spenta ed affrettata nelle falsificazioni. E’ opportuno, pertanto, vigilare, vagliare e controllare tutte le opere di Biasi in vendita, risalendo sempre, prima di un eventuale acquisto, all’origine dell’opera, e possibilmente affidarsi all’esame di esperti.


Il Presidente del Centro Biasi

Giovanni Fiora.

VITA ED OPERA DI GIUSEPPE BIASI. Conferenza del Prof. Giovanni Fiora

La 50&Più è un’Associazione, con molteplici attività “dalla parte degli over 50”, che può contare su una capillare struttura organizzativa, e porta avanti un serio programma di approfondimenti culturali. Il Centro “Giuseppe Biasi” ha da sempre focalizzato la propria azione sulla creazione di eventi culturali, in Italia ed all’Estero. Dalla feconda collaborazione fra le due associazioni è scaturita l’idea di una conferenza su Giuseppe Biasi, il grande Maestro sassarese. E venerdi 16 marzo 2012 la vasta Sala conferenze della Confcommercio era davvero al completo! Al centro della serata, moderata da Maria Laura Pinna (Segretaria di 50&Più), e dopo gli interventi introduttivi di Sebastiano Casu (Presidente di 50&Più) e dei dirigenti della “Biasi” Francesco Dettori ed Achille Pisano, è stata la relazione di Giovanni Fiora (Presidente della “Biasi”). Nel corso di un densissimo intervento, Fiora, che è un esperto della materia, ha tracciato un chiaro profilo dell’artista Biasi, delle sue vicissitudini, dei “periodi” della sua vena artistica, della sua complessiva visione del mondo, quale emerge dall’insieme della sua opera pittorica. L’esposizione dell’oratore era supportata dalla riproduzione, su grande schermo, delle opere (e del confronto fra di esse) che servivano a suffragare il discorso e l’interpretazione. Ed uno degli elementi di grande interesse della serata è stata, appunto, la messe di inediti (informazioni, bozzetti, documenti) che il prof. Fiora ha presentato, a sostegno della propria ricostruzione della carriera artistica e della vita di Giuseppe Biasi. Si è trattato di un’ampia sintesi, ricca di elementi pregnanti, conclusa con rapidi cenni sulla tragica fine dell’Artista: “rapidi cenni” perché è soltanto in una successiva serata che (con l’ausilio, anche in questo caso, di testimonianze e documenti inediti) è prevista la trattazione degli eventi, e del clima, che portarono all’assassinio del Maestro, con particolari riferimenti alla intensa produzione biasiana dell’ultimo periodo.

A fine serata, applausi lunghi e convinti al conferenziere, ed un signorile rinfresco a coronamento della manifestazione.


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L'OPERA PITTORICA DI BIASI E LE POLITICHE CULTURALI

A Villino Ricci, la grande sala, in cui si è svolto l'incontro su "L'opera pittorica di Biasi e le politiche culturali", era stracolma. Dai discorsi tecnici a quelli più prettamente di politica culturale, centrati, tutti, sulla poetica e la visione del mondo di Biasi, e sulla necessità di salvaguardare e diffondere oggi il suo messaggio (e, naturalmente, sul “come” farlo …), ciascuno dei relatori ha apportato al dibattito una tessera, preziosa, di quel mosaico che, componendosi alla fine, ha fatto intendere, al pubblico ed alle autorità presenti, la vitalità, la forza e le capacità organizzative, che sono disponibili all’interno del Centro “Biasi”. Sì che è emersa con chiarezza la volontà precisa del Centro di operare al fine di far partire al più presto (finalmente!) la Fondazione, e di partecipare attivamente alle sue attività, al fine di diffondere sempre più largamente la conoscenza dell'opera del Maestro. Al termine del dibattito i partecipanti si sono trasferiti nel salone polivalente del Centro Biasi, per continuare informalmente le discussioni accanto ad una tavola riccamente imbandita.


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Un nuovo Biasi ritrovato!   Da noi analizzata a fondo, periziata, descritta, l'opera biasiana ritrovata, che riproduciamo ad inizio pagina, è stata acquistata in una galleria di Genova da un sassarese (vuole per ora rimanere anonimo), che ha richiesto anche il conforto di un nostro intervento. Si tratta con certezza di un dipinto del Maestro: lo garantiscono, sulla base di un lungo, accuratissimo esame diretto, alcuni esperti da noi interpellati, un perito del Tribunale di Sassari, e il nostro Presidente. Una volta raggiunta la certezza dell'attribuzione, ci siamo premurati di presentare l'opera a TV e giornalisti, durante un'affollata conferenza stampa, nel corso della quale sono state fornite tutte le motivazioni (di carattere storico e tecnico) che stanno alla base del riconoscimento e della riscoperta: di cui andiamo giustamente orgogliosi! Per gentile concessione del proprietario, il dipinto rimarrà esposto per alcuni giorni, nei normali orari di apertura, presso la nostra sede, in modo da permettere una visione ravvicinata (le foto non rendono giustizia!) a soci, amici, estimatori di Giuseppe Biasi di quella che è veramente una chicca, meritevole di essere ammirata da presso, nei dettagli !